Fauna

Scopri la ricca diversità di specie animali che chiamano il parco la loro casa

Roma, un centro storico e culturale di fama mondiale, è anche un habitat unico per una varietà di specie animali, che aggiungono vita e colore al paesaggio urbano e naturale.

La fauna di Roma rappresenta un mix affascinante di specie native e migratrici, che si adattano e prosperano nei diversi habitat che la città offre. Dalle riserve naturali alle sponde del Tevere, dagli ampi parchi urbani alle aree verdi nascoste, ogni angolo di Roma ospita una vita animale ricca e varia.

Piccolo Mondo Antico

Un Microcosmo una Torre di Babele, una vera e propria Corte dei miracoli. Così potrebbe essere definito il variegato mondo degli insetti, dove esseri imprevedibili divengono di volta in volta acrobati o giocolieri, costruttori e operai, fondatori di imperi e inventori di potenti farmaci o di letali veleni.

Sin dai tempi antichi sono stati gioia e disperazione del genere umano, descritti come angeli o come demoni, calunniati da Kafta nel suo Metamorfosi, dispensano da millenni vita e distruzione. Solo dalla fine del 1800 l’uomo è riuscito a comprendere che questi esseri da nemici potevano diventare grandi alleati e che chi annientava poteva allo stesso modo difendere. Fu così che nacquero in agricoltura le prime tecniche di difesa biologica. Composte morfologicamente da tre parti (capo, torace ed addome) ed altresì chiamate Esapodi (sei), queste incredibili forme di vita hanno colonizzato con successo la maggior parte degli habitat, dalle praterie alle cime alpine dalle paludi alla tundra artica dalle foreste alle spiagge marine; anche il più ostile degli ambienti risulta conquistato.

Con più di un milione di specie al suo interno, questo” piccolo mondo antico”, possiede una varietà di forme, colori e comportamenti senza pari nel resto del Regno animale. Libellule che sfrecciano a 42 km/h, grilli che saltano percorrono più di 25 km al giorno, pulci che compiono balzi di oltre 30 cm saltando ben 200 volte la lunghezza del proprio corpo, il caos nello sbatter d’ali di una farfalla; le antiche leggende narravano che il vero: sulla terra si aggirano dei “giganti”.

La Meravigliosa Fauna di Roma: Un Viaggio nella Biodiversità

Il complesso sistema dei parchi e delle riserve di RomaNatura è costituito da aree diverse fra loro, e di dimensioni molto variabili, comprese fra i 40 ettari del Monumento Naturale Galeria Antica e gli oltre 6.000 ettari della Riserva Naturale di Decima Malafede.

Alcune di esse mantengono un discreto pregio naturalistico; altre, in cui l’ambiente naturale ha subito forti riduzioni a causa degli interventi antropici, si presentano drammaticamente depauperate. Tuttavia, sia le une che le altre rivestono un ruolo importante nel mantenimento di una rete di connessione utile alla conservazione di popolazioni vitali di diverse specie animali. Fra gli artropodi il sistema annovera alcune specie a rischio di estinzione incluse nella Direttiva Habitat 92/43/CE: il coleottero cerambicide (Cerambyx cerdo) e lo scarabeide Osmoderma eremita, che rappresentano entrambi dei relitti di comunità di insetti xilofagi legati alle piante vetuste in foreste mature di latifoglie, ed il raro lepidottero Zerynthia polissena.

Fra i vertebrati, l’erpetofauna rappresenta una delle più interessanti componenti, con circa 25 specie segnalate, fra cui alcune a rischio di estinzione: sono presenti popolazioni relitte di salamandrina dagli occhiali (Riserva Naturale dell’Insugherata, Riserva Naturale della Marcigliana), di testuggine d’acqua (Riserva Naturale della Valle dell’Aniene, Riserva Naturale di Decima Malafede) e di testuggine terrestre (Riserva Naturale della Marcigliana, Riserva Naturale dell’Insugherata, Riserva Naturale di Decima Malafede, Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi).

Fra i rapaci diurni, accanto a specie di più ampia diffusione come il gheppio e la poiana, sono state riscontrate specie di uccelli di interesse comunitario tra cui il nibbio bruno (Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi) ed alcuni passeriformi come la calandrella ed il calandro (Riserva Naturale di Decima Malafede); fra gli ardeidi il tarabusino (Riserva Naturale di Decima Malafede), inserito nella Lista Rossa degli uccelli nidificanti nel Lazio. Infine, alcune delle aree protette romane sono ancora colonizzate da popolazioni di mammiferi carnivori come la volpe, la donnola, la faina, il lupo, il tasso o da grandi erbivori come il cinghiale ed il daino (Riserva Naturale di Decima Malafede, Riserva Naturale della Marcigliana).

Riccio Europeo

Il riccio europeo (Erinaceus europaeus) è presente praticamente in tutte le aree naturali protette di RomaNatura caratterizzate da un fitto sottobosco, ma anche in aree aperte, come zone agricole, prati incolti e orti. È difficile da avvistare poiché è attivo principalmente di notte, mentre di giorno trascorre gran parte del tempo all’interno della sua tana, che può essere situata nel cavo di vecchi alberi, in piccoli anfratti naturali o sotto i cespugli. La caratteristica distintiva del riccio è la presenza sul dorso di numerosissimi piccoli aculei, circa 5.000, di colore bruno scuro con l’estremità biancastra. Quando è disturbato o minacciato, si ferma, si arrotola a palla ed erige gli aculei, difendendosi così da molti predatori.

Purtroppo, però, attua questa strategia anche quando viene illuminato dai fari dei veicoli durante l’attraversamento delle strade, il che spesso porta al suo investimento. Pur avendo una dieta preferenzialmente a base di invertebrati, il riccio è praticamente onnivoro: i lombrichi sono il suo cibo preferito, ma mangia anche coleotteri, lumache, bruchi, millepiedi e qualsiasi altra cosa riesca a trovare sul terreno, inclusi semi, bacche e frutta. A volte si nutre anche di rifiuti organici e cibo per gatti lasciato incustodito, di cui è particolarmente ghiotto. Durante i mesi più freddi dell’anno, solitamente da dicembre a febbraio, va in letargo.

Martin Pescatore

Lungo l’Aniene e nei fossi che caratterizzano alcuni parchi di RomaNatura talvolta si può scorgere un piccolo uccello (lungo circa 17 cm) che sfreccia con volo rapido e rettilineo, a pelo d’acqua. Si tratta del martin pescatore (Alcedo atthis), uno dei volatili più affascinanti della città, riconoscibile per il suo colore verde-azzurro sul dorso che contrasta vivacemente con il rosso-arancio delle parti ventrali. Dotato di un grosso capo, una coda corta e un lungo becco appuntito a forma di daga, il martin pescatore passa ore a osservare l’acqua, posato sui rami dei cespugli o degli alberi lungo le sponde, utilizzandoli come punti di avvistamento. Poi si tuffa con rapidità fulminea per catturare piccoli pesci, il suo cibo preferito, ma anche girini, crostacei e insetti acquatici.

Per individuare i pesci che nuotano più lontano dalla riva, il martin pescatore effettua voli di ricognizione sull’acqua e, una volta individuata la preda, si innalza di qualche metro e si ferma in una posizione chiamata “spirito santo”, rimanendo sospeso a mezz’aria per un istante, prima di tuffarsi velocemente per catturare la preda. All’inizio della primavera costruisce il suo nido scavando un tunnel lungo gli argini sabbiosi delle zone umide che frequenta. Solitamente vengono deposte da 4 a 6 uova, che vengono covate da entrambi i genitori per circa tre settimane e dopo altre quattro settimane dalla schiusa, i piccoli sono in grado di uscire dal nido e procurarsi il cibo autonomamente.

Scoiattolo Comune

In alcuni parchi di RomaNatura, in particolare in quelli situati nel settore settentrionale della città (Insugherata, Monte Mario, Pineto), possiamo avvistare lo scoiattolo comune (Sciurus vulgaris), dalla tipica colorazione rossiccia o scura, con parti ventrali più chiare. Una caratteristica distintiva è la sua lunga e folta coda a pennacchio e, durante l’inverno, anche gli evidenti ciuffi di pelo sulle orecchie. Ha abitudini prevalentemente arboricole e grazie alle vigorose zampe e alle unghie affilate è in grado di arrampicarsi su qualsiasi tipo di tronco e di saltare agilmente da un ramo all’altro, utilizzando anche la coda sia come contrappeso sia come paracadute in situazioni di pericolo, quando si lancia nel vuoto da altezze anche di una decina di metri. È attivo esclusivamente di giorno, a differenza della maggior parte degli altri mammiferi.

Durante l’inverno, l’attività si riduce, ma non si interrompe, nemmeno con temperature molto basse. Predilige le conifere e le querce e trascorre i momenti di riposo nel nido, costruito alla biforcazione dei rami intrecciando ramoscelli e foglie, ma talvolta utilizza anche le cavità dei tronchi. Gli alberi svolgono un ruolo fondamentale nella sua dieta, costituita principalmente da semi, ghiande, noci, frutti, germogli e talvolta funghi, ma include anche insetti, uova e nidiacei. La sua presenza è spesso indicata dalle pigne con le scaglie strappate sotto le conifere.

Gheppio

Presente in tutte le aree protette gestite da RomaNatura, il gheppio (Falco tinnunculus) si può riconoscere in volo, oltre che per le ali appuntite e la lunga coda, per il caratteristico volo planato e soprattutto per la postura denominata dello “spirito santo” o hovering, che assume quando utilizza un energico battito di ali e la coda aperta a ventaglio per rimanere sospeso in aria, controvento, a scrutare il terreno sottostante in cerca di prede. In genere si nutre di grossi insetti volanti (soprattutto ortotteri e coleotteri), lucertole e piccoli roditori, ma a volte cattura anche passeriformi, piombando loro addosso all’improvviso dalla cima di un albero.

È possibile capire quali prede ha mangiato esaminandone le borre, cioè i boli di materiale indigerito che vengono rigurgitati regolarmente dopo i pasti: ossa, peli, penne ed elitre di insetti. Non costruisce un proprio nido, ma depone 4-5 uova in vecchi nidi di cornacchie o gazze, sui ruderi o le torri abbandonate, lungo le pareti scoscese o nelle cavità degli alberi

Atalanta

Nei prati, nei campi fioriti e in genere negli habitat aperti presenti nelle aree protette di RomaNatura si può facilmente incontrare l’atalanta (Vanessa atalanta), farfalla nota anche con il nome di “vulcano”. Talvolta si posa anche sui muretti soleggiati, utili per la termoregolazione e il controllo visivo del territorio. È facilmente riconoscibile per le dimensioni (apertura alare di 6 cm) e per il color bruno scuro vellutato, sul quale spicca la vivace fascia obliqua rosso-arancione e le evidenti macchie bianche apicali.

Ha uno spiccato comportamento territoriale e tende a scacciare gli intrusi dal proprio territorio, a volte persino i piccoli passeriformi. Spesso, oltre che sulla vegetazione, si può osservare mentre è intenta a succhiare liquidi zuccherini da mele decomposte o da altra frutta marcescente a terra. I suoi bruchi si sviluppano principalmente sulla parietaria (Parietaria officinalis) o sull’ortica (Urtica dioica).

Rondine

Gran parte delle aree naturali protette gestite da RomaNatura hanno una prevalente vocazione agricola e l’animale che nell’immaginario popolare è più legato a questi ambienti è la rondine, che da secoli vive quasi in simbiosi con l’uomo, sfruttando i pascoli e le aree aperte per nutrirsi di insetti e le stalle per nidificare. “San Benedetto, la Rondine sotto il tetto” recita il detto popolare. In effetti i primi individui si iniziano a vedere intorno al 21 di marzo, quando ricorre la festa del santo e anche quando cade l’equinozio di primavera. Nei giorni a seguire arriveranno anche tutte le altre rondini, che giungono da noi per nidificare, e che rimarranno fino all’inizio dell’autunno, quando poi ripartiranno per tornare in Africa, dove, dopo aver attraversato il deserto del Sahara, compiendo un viaggio di 7-10.000 km con tappe di 200-300 km al giorno, passeranno l’inverno in compagnia di antilopi, bufali e zebre.

Ma in questi mesi qui da noi li possiamo osservare mentre sfrecciano velocissimi rasenti il terreno a caccia di insetti. Il loro nido, a forma di mezza coppa, è costruito con fango, fili d’erba ed imbottito con piume: di solito è situato nei sottotetti di muri rustici e all’interno di stalle, ma anche sotto le grondaie o i portici delle abitazioni rurali.

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