Scopri la Storia

Il Territorio e la sua Storia

Dalla Preistoria ai popoli Latini

Il vasto territorio della Campagna Romana compreso nelle aree naturali protette di Roma vanta un’antichissima storia di frequentazione umana con testimonianze risalenti alla preistoria (Paleolitico).

Tra i siti più noti si annoverano il deposito pleistocenico di Rebibbia-Casal de’ Pazzi (Riserva Naturale della Valle dell’Aniene), Saccopastore, Sedia del Diavolo e Monte delle Gioie; ma il territorio ha restituito anche altre importanti emergenze da valorizzare, come i rinvenimenti presso le cave del Quartaccio (importante geosito presente all’interno della Riserva Naturale di Decima Malafede) dove sono emersi resti fossili di animali e strumenti litici utilizzati da gruppi nomadi circa 60.000 – 50.000 anni fa.

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Agli eventi leggendari della formazione della popolazione latina si richiama la mitica Albunea, ricordata nelle pagine dell’Eneide virgiliana ed identificata nella località Solforata (Riserva Naturale di Decima Malafede).

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Ponte Nomentano Valle Aniene

Insediamenti consistenti si hanno però solo a partire dall’Età del Ferro, quando la regione estesa a sud del basso corso del Tevere viene abitata da gruppi della nazione Latina, mentre il territorio settentrionale vede lo sviluppo della popolazione etrusca.

Qui doveva essere il santuario dove il dio Fauno sarebbe apparso al Re Latino per annunciare l’arrivo di Enea, predestinato ad essere lo sposo della figlia Lavinia ed il progenitore della famiglia Giulia cui apparterranno Cesare ed i primi imperatori romani. È questa la fase di sviluppo dei centri urbani, alcuni dei quali (Crustumerium – Riserva Naturale della Marcigliana) sono noti anche dalle fonti antiche che ne riportano la denominazione, altri sono stati individuati grazie alle ricerche archeologiche.

Un centro di rilevo era Politorium, che alcuni autori ritengono di poter riconoscere nell’abitato fortificato e nella vasta necropoli rinvenuti sulla collina di Monte Cicoriaro (Riserva Naturale di Decima Malafede). La necropoli presentava alcune sepolture con oggetti di particolare pregio provenienti dai commerci con l’Etruria e la Grecia, tra tutte emerge la “Tomba con carro” che apparteneva ad un giovane guerriero.

Al km. 1,500 della via Laurentina, su una collina prospiciente il fosso dell’Acqua Acetosa (Riserva Naturale del Laurentino-Acqua Acetosa) sorgeva un abitato munito di una fortificazione monumentale; accanto era una vasta necropoli con tombe “principesche” per la monumentalità delle strutture e gli oggetti di particolare prestigio rinvenuti a corredo: il carro da guerra o da parata, armi di bronzo e ferro, gioielli d’oro e d’argento.

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Reperti Archeologici – Decima di Malafede

I reperti archeologici provenienti dai siti di Decima Malafede e del Laurentino sono conservati nel Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano di Roma.

Il territorio a nord del Tevere corrisponde invece all’Agro veientano, ovvero l’ampia area d’influenza dell’antica città etrusca di Veio, che fu antagonista di Roma per il controllo dell’arteria commerciale del fiume Tevere.

Per fini strategici la potente città etrusca si serviva di insediamenti che costituivano vere e proprie “teste di ponte” i cui resti sono stati rinvenuti in prossimità della Riserva Naturale di Monte Mario presso Colle Sant’Agata e nella Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda.

L’Età Romana

Con l’espansione di Roma, la campagna attorno alla città si trasforma in territorio suburbano funzionale alla produzione delle derrate alimentari più facilmente deperibili (frutta, verdura) destinate all’approvvigionamento della città.

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Solforata – Riserva Naturale Decima di Malafede

Le fonti antiche celebrano infatti la fertilità dell’Agro Romano, ricordando ad esempio la speciale qualità di pere e la particolare varietà di olive che venivano prodotte nel territorio occupato un tempo dalla città preromana di Crustumerium (Riserva Naturale della Marcigliana).

Tra le attività produttive troviamo attestate anche l’estrazione del tufo nelle cave di Tor Cervara (Riserva Naturale della Valle dell’Aniene) e quella mineraria dello zolfo alla Solforata (Riserva Naturale di Decima Malafede); il tufo era utilizzato come materiale da costruzione, mentre lo zolfo veniva impiegato per diversi scopi: la coltivazione della vite, la chiarificazione dei vini, l’illuminazione, la purificazione durante le cerimonie religiose.

 

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Cave di Tufo di Tor Cervara

La vitalità di questo territorio si esprime inoltre attraverso la presenza di un’intensa attività commerciale che si sviluppa lungo il fiume Aniene, allora navigabile, e grazie alla costruzione di un imponente reticolo stradale che si irradia da Roma in direzione dei territori progressivamente colonizzati dall’espansione romana: via Ardeatina, via Laurentina, via Nomentana, via Salaria, via Cassia, via Portuense, via Clodia. Al fervore produttivo si affianca il valore religioso attribuito ad alcuni ambienti.

Come molti popoli dell’antichità, i romani possedevano il culto dei boschi sacri (denominati luci) che consideravano inviolabili e custodivano con particolare cura.

Al quinto miglio della via Clodia, nella località chiamata “Tomba di Nerone” (Riserva Naturale dell’Insugherata) le fonti antiche ricordano il Lucus Robiginis dove il 25 aprile di ogni anno venivano celebrate le Robigalia: feste solenni dedicate alla Dea Robigine che veniva invocata per allontanare dai campi le calamità.

Dal Medioevo all’Età Moderna

Nell’VIII secolo d.C., a seguito dello spopolamento delle campagne prodotto con la fine dell’Impero Romano e le invasioni barbariche, l’Agro Romano viene interessato dalla fondazione di domuscultae: villaggi agricoli amministrati direttamente dalla chiesa.

Papa Zaccaria e Papa Adriano I si fanno promotori dell’istituzione rispettivamente delle Domuscultae Calvisianum (presso la Solforata – Riserva Naturale di Decima Malafede) e S.Edisto (presso Torre Maggiore, poco oltre i limiti di Decima Malafede), della Lauretum (forse presso Capocotta – Riserva Naturale di Decima Malafede) e della Galeria (presso il Casale di S.Maria di Galeria, vedi p.66). Dopo il Mille questi villaggi agricoli decadono e nel tempo si trasformano in castelli e casali.

Entriamo quindi nel pieno feudalesimo, quando le famiglie baronali si contendono il controllo del territorio creando un sistema fortificato di castelli e torri di vedetta (Castello di Decima, Castel Romano, Castello della Marcigliana, Castello della Cervelletta, Castello della Magliana, Torre di Perna, Torre Salaria, Torre dell’Acquafredda e altri).roma-natura-scopri-la-storia-dei-parchi-via-francigena

Il Medioevo fu anche un periodo di intensa spiritualità di cui troviamo memoria nella Riserva Naturale di Monte Mario. Qui passava la Via Francigena, un itinerario di pellegrinaggio che partiva dall’Irlanda, attraversava l’Europa Occidentale e arrivava sino a Roma, dove i pellegrini giungevano per venerare la tomba dell’Apostolo Pietro.

Con la fine del Medioevo si assiste alla formazione di grandi proprietà terriere, un processo che ha il suo culmine nel XIX secolo con la concentrazione delle tenute in poche mani. I fondi disponevano di casali rurali e con il tempo di ville residenziali (Villa Mazzanti, Villa Mellini e Villa Madama nella Riserva Naturale di Monte Mario; Villa York e Torre Righetti nella Riserva Naturale della Valle dei Casali; Castello della Magliana nella Riserva Naturale della Tenuta dei Massimi; Villa Fogaccia nella Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda).

Ma la diffusione della malaria e l’inadeguatezza della gestione delle tenute portarono ad un progressivo impoverimento delle attività agricole, fino a quando, tra la seconda metà del XIX secolo ed i primi decenni del ‘900 lo Stato unitario intervenne con ampie opere di bonifica che restituirono le campagne alla loro vocazione agricola. Inoltre, per la cura della popolazione rurale furono costruiti alcuni presidi sanitari (il Casale dell’Infermeria nella Valle di Malafede e la condotta medica di Decima, entrambe nella Riserva Naturale di Decima Malafede) e fu impiantata la prima stazione sperimentale della malaria nell’Agro (Cervelletta nella Riserva Naturale della Valle dell’Aniene), da cui partì la moderna lotta antimalarica a base di chinino.

Infine, memorie di una storia ancora più recente sono conservate nella Riserva Naturale di Decima Malafede dove in località Vallerano e nella valle della Selcetta affiorano i resti delle trincee e dei bunker, testimoni delle linee fortificate di difesa che furono dislocate attorno a Roma nella Seconda Guerra Mondiale.

La Geologia

In viaggio nel tempo

Tutte le rocce che affiorano dal sottosuolo di Roma si sono formate al massimo 5 milioni di anni fa, poco se si pensa che sui monti verso est, a circa 20 chilometri, affiorano rocce carbonatiche anche più vecchie di 200 milioni di anni. L’innalzamento della catena appenninica nel Neogene ne ha determinato l’evoluzione, ponendo le premesse per l’apertura del mar Tirreno.

 roma-natura-scopri-la-storia-dei-parchi-geologiaA ridosso dei rilievi in elevazione, il mare, laddove oggi c’è l’Agro Romano, riceveva i sedimenti del disfacimento degli stessi; nel Pliocene su questi fondali si depositarono argille grigio azzurre chiamate marne vaticane, i cui affioramenti sono visibili a Monte Mario, nella Valle dell’Inferno (Pineto), nell’estremo nord della Marcigliana.

Dal Pleistocene inferiore (1.6-0.8 Ma) anche il fondale viene ad innalzarsi e si hanno deposizioni di sabbie, limi e ghiaie con abbondanti resti fossili a testimonianza di una fase fluvio-lacustre di passaggio all’ambiente di terra emersa.

In questo spazio di confine tra terra e mare, con oscillazioni del livello marino ripetute, irrompe l’elemento vulcanico, legato all’estensione del bacino tirrenico; vengono emesse ceneri, scorie e prodotti solidi sia per colata che per ricaduta che hanno subito poi processi di cementazione più o meno spinti a contatto con gli agenti atmosferici. In prima approssimazione quelli del distretto vulcanico Sabatino si rinvengono in destra orografica del Tevere; gli altri, provenienti dagli edifici vulcanici dei Colli Albani (distretto Laziale), in sinistra.

 

Più raramente e soprattutto in volumi minori ci sono state colate di lava fluida solidificatesi in tenaci rocce, cavate dall’antichità fino ad oggi per i basolati, i sampietrini e il pietrisco. Durante la glaciazione würmiana (18.000 anni fa) l’abbassamento del livello marino ha esaltato l’attività di erosione fluviale del Tevere, creando profonde incisioni nel materiale vulcanico; la successiva risalita del livello di foce ne ha determinato il riempimento alluvionale. La chimica dei prodotti vulcanici presenti a Roma, molto ricca in elementi quali il potassio, ne ha reso fertili i suoli.

La sovrapposizione di rocce relativamente permeabili alle più antiche impermeabili crea emergenze sorgentizie diffuse sul territorio; resistono, soprattutto nelle aree protette, corpi idrici di ottima qualità.

L’attività vulcanica post-magmatica si esplica in alcune sorgenti mineralizzate, ricche in elementi minerali della roccia serbatoio e con anidride carbonica disciolta proveniente dal carbonato di calcio, e nella Solforata di Pomezia all’interno della Riserva Naturale di Decima Malafede (uno tra i più importanti geositi censiti all’interno delle aree protette romane).

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