Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda

Un “fresco” pianoro di attraversamento

La Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda, con una superficie di circa 250 ettari (interamente compresi nella proprietà del Capitolo Vaticano), è situata a ridosso del Grande Raccordo Anulare tra la via Boccea e la via Aurelia. La sua conformazione pianeggiante, intervallata da modesti rilievi di carattere collinare impostati su una serie di terreni di origine fluvio-palustre composti da sabbia, argilla e ghiaia, si caratterizza per la connotazione tipica della Campagna Romana.

Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda-flora-e-fauna

È possibile osservare questo paesaggio percorrendo la via di Acquafredda, che in alcuni tratti lascia intravedere scorci dei campi ancora coltivati all’interno della Riserva, dominati dalla Torre dell’Acquafredda, testimonianza di un’antica fortificazione di epoca medievale.

A prevalenza agricola, la riserva è attraversata da un sistema di fossi tra i quali i fossi dell’Acquafredda, di Valcannuta e di Montespaccato, di particolare interesse naturalistico, ma che oggi mostrano condizioni di degrado legate alla forte antropizzazione delle aree limitrofe ed alla “invasione” di specie esotiche, quali la robinia e l’ailanto. Lungo alcune spallette, e soprattutto nella zona più a sud della Riserva, sono ancora presenti lembi di vegetazione arborea, tra i quali domina la sughera insieme ad arbusti quali il cisto, la ginestra, la fillirea e la rosa serpeggiante (Rosa gallica), rara nell’area romana.

Tra la fauna segnaliamo ben 39 specie di uccelli, di cui 36 nidificanti: tra queste la sterpazzola, il luì grosso e la balia nera. Un certo numero di coleotteri ditiscidi è presente nel sistema di pozze e stagni temporanei ancora esistenti in alcune zone della Riserva. Poche le specie di mammiferi, tra questi il pipistrello Myotis myotis e l’istrice.

FAUNA IN RISERVA

L’Istrice

Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda-fauna-istriceUn roditore con gli aculei
L’Istrice (Hystrix cristata), detto anche porcospino, è uno dei più grandi mammiferi roditori. Lungo tra i 50 ed i 70 centimetri e con un peso variabile tra i 10 ed i 15 kg, ha un corpo tozzo e pesante con zampe corte, piedi larghi e brevi, dotati di robuste unghie utilizzate per scavare il terreno alla ricerca del cibo o per costruire la tana.
La testa e le spalle sono rivestite da setole ispide che diventano via via più lunghe verso la parte posteriore del corpo. I fianchi e la parte terminale del dorso sono ricoperti da aculei fitti e duri, lunghi sino a 30–40 cm, dall’inconfondibile colorazione bianca e nera. Gli aculei svolgono prevalentemente una funzione difensiva e, in base alla regione del corpo che occupano, hanno forma e dimensioni diverse. Quelli della coda, ad esempio, hanno una forma a coppetta allungata e, quando la coda viene agitata, producono un caratteristico crepitìo. Contrariamente a quanto si crede, l’istrice non lancia gli aculei, ma è molto facile che li perda in quanto sono debolmente inseriti nella pelle.

Diffuso in tutta l’Africa settentrionale; in Europa è presente solo in Italia (Sardegna esclusa), dove si ritiene sia stato introdotto in tempi storici. Segnalato sino al 1900 nelle sole regioni tirreniche, ha avuto di recente una notevole espansione verso nord, giungendo sino all’ Emilia–Romagna. Ha abitudini notturne, vive in piccoli gruppi in grandi e profonde tane scavate nel terreno oppure adatta quelle di altri animali (es. tasso e volpe).

Si accoppia generalmente in aprile ed i suoi piccoli (1 o 2, raramente 4) vedono la luce dopo una gestazione di circa 64 giorni; essi sono rivestiti da morbidi aculei, che diventano duri e pungenti dopo circa 10 giorni. L’istrice frequenta zone boscose e fittamente cespugliate di tipo mediterraneo o collinare-pedemontano, spesso con orografia movimentata (forre, valli, pendii), adiacenti a terreni aperti e coltivati. Si ciba generalmente di vegetali (radici, bulbi e cortecce). Cacciato in passato con l’ausilio di cani da tana per la bontà delle sue carni, è attualmente protetto ai sensi della L. 157/92 ed inserito nella Direttiva Habitat

FLORA IN RISERVA

Salici e Saliceti

Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda-flora-salici-e-salicetiIl salice, albero milleusi
Sebbene oggi ai più sia nota solo la sua varietà ornamentale, l’immancabile salice piangente, il Salice (o meglio i salici, visto che ne esistono moltissime specie) è una tra le piante di utilizzo più versatile. I giovani rami di salice, “i vimini”, sono una materia prima insuperabile per rendimento e reperibilità, tanto che in campagna solo relativamente di recente le ceste sono state soppiantate, per gli usi ordinari, da recipienti più moderni.

Anticamente i rami di salice erano inoltre utilizzati per la realizzazione di recinti, per legare tetti di paglia e perfino per fissare gli innesti. Ben note fin dall’antichità sono le proprietà officinali del salice: già Ippocrate nel V secolo a.C. usava un estratto della corteccia del salice per alleviare il dolore ed abbassare la febbre. Più recentemente, nella prima metà dell’Ottocento, venne isolata dalla corteccia del salice bianco (Salix alba) la salicina, il principio attivo del farmaco più diffuso al mondo, l’aspirina.

Nelle aree di RomaNatura sono presenti, oltre al salice bianco, principale componente della vegetazione ripariale dai caratteristici riflessi argentei, il salice rosso (Salix purpurea), il salice da ceste (Salix triandra) e il salicone o salice delle capre (Salix caprea). Tutte le specie di salice sono dioiche, con i fiori maschili riuniti in lunghi amenti penduli, ma l’impollinazione non è anemofila, ossia favorita dal vento, bensì almeno in parte entomofila, cioè compiuta dagli insetti.

I salici, per la rapidità di accrescimento e la notevole capacità di propagazione per talea, trovano grande applicazione negli interventi di ingegneria naturalistica, specie nell’arco alpino, dove già secoli fa le “viminate” vive, cioè realizzate con rami in grado di radicare, venivano usate per consolidare pendii a rischio di erosione e sponde di fiumi.

All’ambiente ripariale, ed al salice in particolare, sono legati due animali piuttosto sporadici nella Capitale ma ancora presenti nei parchi romani: il pendolino (Remiz pendulinus), un grazioso uccello che costruisce in prossimità dell’acqua un soffice nido a borsa appeso ai giovani rami del salice, e l’elusiva raganella arborea (Hyla intermedia), presente nell’area urbana ormai con poche popolazioni isolate.

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Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda

Villa Mazzanti – Riserva Naturale di Monte Mario
via Gomenizza, 81 – 00195 Roma
06.35405350

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