Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda

Tenuta di Acquafredda tra Storia e Cultura

Torre dell’Acquafredda

Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda-tra-storia-e-cultura-torre-acquafreddaCollocata a poca distanza dalla via Aurelia, la Torre dell’Acquafredda aveva un’importanza strategica in quanto assieme a Torre Spaccata e Torre Vecchia metteva in comunicazione visiva il tratto suburbano della via Aurelia con le vie Cassia e Trionfale, a loro volta controllate dalla Torre della Castelluccia.

Secondo alcune ipotesi, questa zona sarebbe stata il luogo di accampamento di Totila quando invase Roma; Procopio, infatti, nella sua “Guerra Gotica” riferisce di un’area prossima al fiume Algidon, probabilmente da identificare con il fosso dell’Acquafredda. La più antica menzione dell’edifico risale al XII secolo, quando Papa Adriano IX confermò la proprietà del Fundus Aque frigule alla Basilica di S. Pietro.

La torre, a pianta quadrata, è costruita superiormente in laterizi ed inferiormente con scaglie di selce frammiste a materiale marmoreo di riutilizzo, evidentemente proveniente da preesistenze romane.

via di Acquafredda 88

Tagliata dell’antica Via Cornelia

Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda-tra-storia-e-cultura-Tagliata-della-anticaDell’antica via Cornelia si hanno poche notizie. Non sappiamo da quale Cornelio abbia preso il nome e pochi sono i rinvenimenti archeologici attestati lungo il suo percorso.

La via faceva parte di una rete stradale che collegava la Roma Transtiberina con l’Etruria, gestita da un’unica amministrazione: il Curator Viae Aureliae veteris novae Corneliae et Triumphalis. Proveniva dal Pons Aelius (ponte S. Angelo), probabilmente staccandosi dalla via Triumphalis, quindi fiancheggiava il Circo di Caligola (prima della costruzione della basilica costantiniana di S. Pietro), proseguiva lungo via dei Monti di Creta, via di Boccea, Tragliata, in direzione di Cerveteri.

L’andamento della strada seguiva la morfologia dell’Agro e, solo in alcuni casi, per attenuare le pendenze si avvaleva delle tipiche tagliate etrusche, da cui deriva il toponimo Montespaccato presente nella zona.

Durante il Medioevo la via decade e viene sostituita dalla via di Boccea, che ne riprende parzialmente il tracciato.

via Nazareth

Villa Fogaccia

Riserva Naturale della Tenuta di Acquafredda-tra-storia-e-cultura-Villa-FogacciaL’edificio è un esempio di villa suburbana che, pur non vantando una lunga storia, è di particolare interesse per il suo valore architettonico, per le illustri personalità che furono legate alla sua edificazione (architetto Marcello Piacentini e Conte Fogaccia) e per gli ospiti altrettanto celebri: il Principe Umberto e Vittorio Emanuele III.

Nei primi anni del ‘900, un vasto territorio di proprietà dell’Ospedale S. Spirito viene acquistato dai Conti Piero, Marietta e Giulia Fogaccia, di origini bergamasche (Clusone); la famiglia avvia un’intensiva opera di bonifica e modernizzazione della proprietà che condurrà alla creazione della borgata Fogaccia (oggi borgata Monte-spaccato).

L’idea della costruzione della villa nasce nel 1924, quando le sorelle Fogaccia vollero coinvolgere l’amico architetto Marcello Piacentini nella realizzazione di un edificio che richiamasse il loro palazzo di famiglia a Clusone. L’edificio è una costruzione originale che riassume i caratteri della torre, del palazzo, della villa e del maniero. Il prospetto è articolato in diversi volumi, e la facciata, in pietra rustica di tufo, ha un portale bugnato sormontato da un cartiglio con impressi lo stemma ed il motto della famiglia: Ni ma tarme ni spantarme (“né mi ammazzi né mi spaventi”).

Una particolare cornice romantica è determinata, infine, dall’inserimento di numerosi comignoli per lo più posticci. Gli spazi interni si raggiungono attraverso un ampio scalone principale. Gli ambienti sono riccamente ornati; di rilievo gli inserti di elementi architettonici classici di riutilizzo, gli elementi araldici pavimentali realizzati con ceramiche di Vietri e Deruta, le rubinetterie del bagno che ripropongono gli animali della campagna romana, i ritratti di famiglia.

La villa è immersa in un parco di otto ettari che accoglie numerose piante mediterranee; lunghi viali alberati si dipartono a raggiera dall’edificio centrale e si raccordano ad un viale anulare, il galoppatoio. Durante la Seconda Guerra Mondiale la villa fu occupata dai tedeschi e subì dei bombardamenti; per alcuni giorni, infatti, si trovò lungo la linea di fuoco tra i tedeschi in ritirata e gli alleati che avanzavano sparando dalle postazioni della Pineta Sacchetti.

via Nazareth 35
Visibile dall’esterno

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Villa Mazzanti – Riserva Naturale di Monte Mario
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