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Chiesa di S. Lazzaro ai Lebbrosi
La chiesina, posta lungo la via Trionfale all’interno del Borgo di S. Lazzaro, era l’ultima tappa dei pellegrini che percorrevano la via Francigena diretti verso la meta agognata, S. Pietro. Inoltre, i cardinali venivano ad incontrare qui gli ambasciatori stranieri ed i futuri Imperatori del Sacro Romano Impero che giungevano a Roma per essere incoronati. Si ricordano ad esempio le soste di Imperatori come Carlo V di Boemia (1355) e Federico III d’Austria (1452), e di ambasciatori quali Erasmo Vitelli (1501) del Granducato di Lituania, nonché della rappresentanza giapponese nel 1615. La Cappella, dedicata in origine a S. Maria Maddalena, viene ritenuta da alcuni anteriore al XII secolo, anche se la prima notizia ufficiale si trova nell’Ordo Romanus Gregorio X (1271-1276), dove è menzionata in relazione alla cerimonia di incoronazione del Pontefice. La mutazione della titolazione in S. Lazzaro avvenne a seguito della trasformazione (XV sec.) in lebbrosario per i pellegrini di una locanda adiacente la chiesa, per espressa volontà testamentaria del proprietario. In occasione dei pellegrinaggi, infatti, i custodi sanitari venivano incaricati di individuare i pellegrini affetti da lebbra che venivano trattenuti nella zona di S. Lazzaro. Durante il Sacco di Roma (1527) la chiesina subì gravi danneggiamenti, fu però ricostruita successivamente (1536) grazie alla generosità del francese Domenico Garrison, il cui nome (corrotto in Gargonza) appare inciso su un piccolo tabernacolo posto accanto all’altare maggiore.
Nella seconda metà del XVI secolo la chiesa, divenuta Parrocchia, fu sede della Confraternita dei Vignaioli, abitanti del borgo, i quali vi portarono in dono una pala d’altare rappresentante Maria Maddalena.
L’aspetto della chiesina è semplice ed austero. La facciata, dotata di un piccolo campanile a vela, è corredata da un portale incorniciato di marmo sovrastato dallo stemma del Capitolo di S. Pietro; ai lati della porta si trovano i sedili per la sosta dei viandanti. L’interno è diviso in tre navate con colonne di riutilizzo di età romana, le cappelle laterali sono dedicate a S. Maria Maddalena, S. Lazzaro, S. Biagio (o S. Carlo). Il lazzaretto e la chiesa furono alle dipendenze del Capitolo di S. Pietro sino al 1645, quando il primo fu annesso alle proprietà dell’Ospedale di S. Spirito in Sassia, condizione che perdurò sino al 1937 quando, caduto in abbandono, crollò; al suo posto oggi si trova il parcheggio del palazzo dei tribunali. Oggi, a seguito dell’apertura della via Olimpica e della edificazione della città giudiziaria, la chiesina (recentemente restaurata) e quel che resta del borgo si trovano stretti tra gli edifici moderni, perdendo parte del loro antico carattere e rimanendo sconosciuti ai più.
Alessandra Reggi (tratto da Atlante dei Beni Culturali delle Aree Naturali Protette di RomaNatura)