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Ponte Nomentano

Il Ponte Nomentano è uno dei monumenti più suggestivi della Campagna Romana, apprezzato e ritratto da numerosi incisori ed artisti tra il XVI ed il XIX secolo, e da fotografi a partire dalla metà dell’Ottocento. Queste immagini lo raffigurano imponente ed isolato nella solitudine dell’Agro, animato unicamente dal passaggio di carri e greggi o dagli eventi legati alle grandi cacce, diversamente dalla condizione odierna che lo vede “stretto” nel moderno quartiere di Monte Sacro. Il ponte, di antiche origini, venne eretto dai Romani tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., nel punto in cui la via Nomentana superava il fiume Aniene (circa 4 km dall’antica Porta Nomentana), dove probabilmente sin dalla preistoria avveniva il passaggio delle mandrie transumanti verso il mare. Infatti, la struttura romana, in origine a duplice arcata, conserva un’effige con testa bovina e clava che richiama il culto di Ercole, nume tutelare degli armenti e dei commerci. Procopio riferisce che durante la guerra greco-gotica (VI sec. d.C.) Totila avrebbe abbattuto tutti i ponti sull’Aniene (compreso il Ponte Nomentano), mentre successivamente (552) Narsete avrebbe provveduto a restaurarli. La struttura attuale del ponte si deve a Papa Niccolò V (1447-1455), come attesta lo stemma apposto sul fronte verso Roma che nella targa sottostante reca l’iscrizione N PAPA V (Nicolaus Papa V). Si tratta di una costruzione fortificata, in origine costituita da due torri collegate da un muro merlato, che erano occupate da corpi di guardia connessi da ballatoi lignei. Nel ‘700 la torre sulla sponda destra fu distrutta per essere sostituita da un edificio più basso con copertura a tetto. Il ponte subì numerosi assalti ed occupazioni: nel 1433 ad opera di Nicolò Fortebraccio, nel 1485 da parte di Paolo Orsini. Le fonti documentarie ricordano interventi di restauro promossi per iniziativa di alcuni Pontefici: Paolo III (1534-1549), Sisto V (1585-1590), Innocenzo X (1644-1655); l’opera di quest’ultimo sarebbe testimoniata anche dallo stemma papale collocato sul lato dell’edificio che volge verso Roma. Nel 1849 le truppe francesi fecero saltare il ponte per una lunghezza di sette metri nel tentativo di arrestare i garibaldini che da Monterotondo marciavano su Roma. Presto il ponte fu comunque ripristinato ad opera dell’architetto Francesco Fontana (1857). La storia contemporanea di questo prestigioso monumento ha visto a lungo l’aggressione perpetrata dal traffico veicolare che lo percorreva; nel 1997 il ponte è stato finalmente chiuso al traffico automobilistico, diventando un percorso esclusivamente pedonale. Nel 2000, in occasione degli interventi realizzati per il Giubileo, è stato effettuato un restauro conservativo dell’edificio associato alla bonifica ed al recupero del contesto ambientale.

Alessandra Reggi (tratto da Atlante dei Beni Culturali delle Aree Naturali Protette di RomaNatura)


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